DISSE LA POLVERE:
«Fammi vedere coi tuoi occhi
le lontane trasparenze
di grano e fiordaliso»
«AGGRAPPATI»
rispose il vento
«raccoglieremo occhi sognanti
orecchie vaganti e giochi sul velluto
dei papaveri in fiore, la luce delle rose
il polline di stelle e il pane per gli uccelli»
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Ho messo il contratto di questo libro in una scatola che è un po’ di stoffa, un po’ di carta, un po’ di plastica, materiale composito a me simile, e simile alle pagine che state per leggere. Una sorta di cerimoniale.
Dentro la scatola ci sono tante foto, a colori e in bianco e nero. Ritraggono volti che ci sono, altri che non ci sono più, qui almeno. Alcuni sconsigliano di mischiare le immagini dei vivi e dei morti, sono teorie che non m’interessano: quelle facce, nel bene e nel male, sono i miei anni. E devo in buona parte a loro quello che sono; poi ci ho messo anche del mio, certo.
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Fin dai tempi di Adamo ed Eva, naturalmente dopo che furono sbattuti fuori dall’Eden, l’uomo ha sempre lavorato accumulando in gioventù le risorse per affrontare la vecchiaia. Esattamente come fanno le formiche. I figli, per di più, costituivano la vera assicurazione per una buona vecchiaia. A essi spettava il compito di badare alle necessità dei genitori non in grado di automantenersi.
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La favola che scrivo
è nuova come un giorno
che sorge senza progetti
Un sogno che si fa strada
nell’attesa che arrivi
l’ora d’incontrarti
e ti stringo a me
prima che la bocca
respiri la vita dalle tue labbra
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È vero che noi donne siamo creature difficili, lo dobbiamo ammettere. Lo so che non esistono amori che non si nutrano di pianto e non esistono amori felici, però a me piace aprirmi alla vita… senza per forza etichettare le persone.
Insabel
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Sintomo e Simbolo sono uniti da una relazione di reciprocità. Sono come i poli di uno stesso magnete, cioè più amanti appassionatamente avvinghiati di cui nessuna delle due parti vuole annientare l’altra, piuttosto che antagonisti in lotta. La loro relazione è indissolubile come quella che c’è tra bello e brutto, alto e basso, bene e male, facile e difficile.
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Le poesie scelte delle poetesse della ex Jugoslavia sono scritte in gran parte tra il 1990 e 2009, rispecchiano con lirismo nascosto la cruda verità dell’ambiente in cui vivono. Nelle loro poesie il limite tra letterario e parlato scompare, i frammenti di un passato frantumato si mescolano dentro al disordinato caos quotidiano. Le giovani poetesse croate sono agli inizi delle loro carriere, riportano una ventata d’aria fresca sulla scena letteraria sempre più aperta al mondo della donna.
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Riconoscevo tra tutte la tua voce e qualche volta, quando stringevo il tuo enorme dito, sapevo che tra noi c’era qualcosa di speciale e quel tuo “non mollare mai piccola mia” era diventato il grido di guerra per la mia battaglia più importante. Poi non ti ho visto più, ma qualcosa aveva occupato il tuo posto. Ci è voluto tantissimo tempo per capire che quel fuoco che dentro di me ardeva forte era il tuo pensiero sempre vigile e presente che mi ha accompagnava ogni istante, ogni giorno.
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Tanto è stato scritto sulla tragica giornata dell’8 settembre ’43.
Fra tutti quelli che hanno potuto e voluto ricordare, ci sono i marinai che il pomeriggio seguente videro e vissero in prima persona l’affondamento della Corazzata Roma, al traverso dell’Asinara.
Chi è stato coinvolto in quella tragedia non ha mai potuto dimenticare. Una voce pietosa ha detto che le anime dei marinai morti salirono al cielo e si trasformarono nei gabbiani che ancora oggi, alla stessa ora, volano sul tratto di mare dove avvenne l’affondamento.
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Allodola,
favola del vento
svolazza
il sentiero del silenzio.
Fiore landa
sfumatura del tempo.
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