Ricordati il bitter

Ricordati il bitter

Ricordati il bitter è il secondo libro dell’autore; viene dopo Porta le mentine, di cui riecheggia il titolo e i contenuti.
Li ho letti entrambi, e posso dire che presentano la formula tipica del centometrista che scrive: racconti brevi, spesso brevissimi, annotazioni, confessioni, ricordi.
Dicevo centometrista: il nostro, come da biografia, arriva diritto diritto dal mondo della comunicazione: ha fatto il copywriter, ovvero, per chi non lo sapesse, colui che in un’agenzia di pubblicità, si occupa della arte testuale di un annuncio, un’affissione o altro.
Testi minimalisti da un punto di vista della stesura, ma non da quello dei contenuti.
Che Carlo Lottek Landriscina si ispiri a Poe e Buzzati non c’è dubbio: c’è una presenza gotica e surreale in tutto quello che ho letto.
Buzzati credo addirittura sia il suo nume tutelare, quasi un’ossessione letteraria e di vita. Tant’è che nel libro che ho in mano, c’è un vero e proprio tributo
al grande scrittore bellunese.
Che Carlo Lottek Landriscina, malgrado il cursum professionale, abbia un’educazione e una sensibilità di stampo classico, non ci piove: i riferimenti alla grecità non mancano, anche se non sono asetticamente accademici, ma spiritosi e coinvolgenti.
Inutile trovare nel Bitter la consacrazione del reale, temi sociali, analisi dei rapporti interpersonali: anche un banale episodio della vita di tutti i giorni, viene investito da una carica aliena, strana, inquieta.
Accanto a questa componente che rifugge il vero, ce n’è un’altra, più intimista, introspettiva. Una nota malinconica che porta al mondo passato, ai suoi sussurri e alle sue grida.
E non importa se questo mondo sia popolato da vampiri, lupi mannari, fantasmi, ninfe, donne e uomini al limite. Nel Bitter sono certamente più umane queste creature ai margini che l’uomo inteso nella sua normalità antropologica.
In una mistura di nostalgia, follia, ironia, sogno, il libro di Carlo Lottek Landriscina, con i suoi strani personaggi, le sue strambe invenzioni,mi ha portato in una dimensione parallela al quotidiano, ma non per questo meno vera e sentita.
Quello che emerge dal fondo di queste storie, al di là delle influenze di cui sono debitrici, è una grande curiosità per la vita, soprattutto un non celato amoreper chi transita su questo pianeta: non importa se un Dongiovanni vampirizzato o una tenera donna dal triste destino.
Come si dice di certi film che ti prendono dall’inizio alla fine, Ricordati il bitter fa sorridere e allo stesso modo commuovere.
Circa il titolo scelto, che editorialmente parlando riprende, come ho detto, il precedente libro, l’autore ne spiega il motivo: ricordarsi che la vita, ha un aspetto bitter, cioè amaro,
che, paradossalmente, la rende più piena, completa, consapevole.
Come dargli torto?

Maria Consoli

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