Il Silenzio dell’Ultima Forchettata

Ode allo Spaghetto

O tu, spaghetto sottile,
filo d’oro teso tra le dita,
compagno fedele d’ogni tavola,
sei la linea che unisce storie e sapori.

T’avvolgi intorno al mondo,
accogli sughi, oli e aromi,
senza mai perdere il tuo ritmo,
la tua danza leggera e mai uguale.

Sei paziente, discreto,
ma mai semplice o banale.
In te si riflette la fatica e la festa,
la casa e il viaggio.

12.00

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Dettagli del Libro

Pages

100

Publisher

Akkuaria

Language

Italiano

ISBN

9798296649294

Released

agosto 2025

Formato

Cartaceo

Nota sull'autore

Maria Consoli

Maria Consoli

è nata a Catania nel 1981, città nella quale risiede e svolge la propria attività professionale. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Catania, ha indirizzato i suoi interessi verso l’ambito letterario, approfondendo in particolare lo studio della narrativa contemporanea e della critica testuale.
Nel corso degli anni ha maturato una significativa esperienza nel settore editoriale, collaborando attivamente con l’Associazione culturale Akkuaria, all’interno della quale si è occupata della lettura, dell’analisi e della valutazione critica di opere inedite, con un’attenzione costante alla promozione di autori emergenti e alla diffusione di nuove voci letterarie.
Questa pubblicazione rappresenta il suo esordio ufficiale come autrice, segnando l’inizio di un percorso creativo che unisce sensibilità stilistica, rigore culturale e un’autentica passione per la scrittura.

Ci sono storie che si raccontano con le parole, e altre che prendono forma nei gesti quotidiani: una mano che impasta, un sugo che sobbolle piano, una tavola che si apparecchia come si farebbe con un altare.
In queste pagine, la pasta asciutta – nelle sue infinite varianti catanesi – diventa protagonista di un racconto poetico che non parla solo di cibo, ma di identità, di resistenza culturale, di amore tramandato tra le generazioni.
Questa raccolta nasce da un’urgenza: dare voce alla memoria attraverso il gusto, celebrare il patrimonio invisibile delle cucine familiari, dei pranzi della domenica, dei piatti “poveri” che hanno saputo fare ricchezza con poco.
Ogni poesia è un omaggio alla lentezza, all’ingegno popolare, alla sacralità del nutrimento. Il cibo, qui, è parola che si mastica, è verso che profuma di basilico, di aglio dorato, di mare e di terra.
Ma questo libro è anche un atto d’amore per la città di Catania, per le sue contraddizioni e per la sua straordinaria capacità di trasformare la fatica in festa. È dedicato a chi, oggi come ieri, resiste cucinando, custodendo la semplicità come un valore e la tradizione come un seme da piantare nel presente. La poesia diventa così piatto caldo e carezza, filo che lega chi cucina a chi mangia, chi ricorda a chi viene dopo.